“Il presepe è come un Vangelo vivo, che trabocca dalle pagine della Sacra Scrittura”, così ci ricorda Papa Francesco nella sua Lettera apostolica “Admirabile signum” sul valore del presepe. Il presepe non è solo una tradizione da ripetere per evitare che vada perduta, ma nella sua stessa preparazione trova eco quell’evento che ha cambiato la storia e prende forma la nostra preghiera, il nostro desiderio di metterci in cammino verso quella santa grotta. Così, ammirare un presepe non ha a che fare solo con la passività di uno spettatore, ma è un invito ad allargare la nostra preghiera con quella di chi quel presepe l’ha realizzato, perché da fratelli e sorelle accogliamo il dono di Colui che si è fatto uomo per incontrare ogni uomo e ogni donna. Oggi questa fratellanza sembra quanto mai necessaria: creare le piccole case dei nostri presepi richiama l’urgenza di un’umanità che non può esimersi dal costruire luoghi sicuri ed accoglienti perché il dono della pace, promesso dall’Emmanuele, possa raggiungere ogni angolo della terra.

Cristo viene ad abitare i palazzi disabitati, bombardati, perico- lanti di questo nostro mondo, è Lui che tra noi pone la sua di- mora; a noi, con le parole di Edith Stein, la fiducia di mettere le nostre mani nelle sue: “Egli invece venne per essere un corpo misterioso con noi. Se mettiamo le nostre mani nelle mani del bambino divino e rispondiamo con un «sì» al suo «Seguimi», al- lora siamo suoi, e libera è la via perché la sua vita divina possa riversarsi in noi”.

Il Giubileo del 2025 che è alle porte possa essere per ciascuno di noi un anno santo, nella fiducia di una speranza che sempre si rinnova, quella in Dio.

DON CRISTIANO VANIN
Vicario parrocchiale delle parrocchie
del Centro storico di PADOVA

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